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L'"apocalisse" come strumento di interpretazione e di rivoluzione nella storia, concetto certo non nuovo al tempo suo, e la necessità del governo universale, furono in Tommaso Campanella istanze precoci, connesse e costanti, messe a fuoco con fervida originalità.
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La vocazione filosofica gli apri la strada alla riflessione politica, che avrebbe percorsa attraverso la durissima prova della carcerazione più che ventennale, inflittagli per il preteso disegno di congiura anti-spagnola in Calabria, fino alla riconquistata libertà e riabilitazione, prima nel seguito infido di papa Urbano VIII, e poi nella Francia di Richelieu, dove arrivò a veder nascere il re Sole, e a profetarne l'avvenire. Per la maggior parte della sua esistenza, Campanella visse malsane prigioni e corti barocche, scenari assai contrastanti di una biografia intellettuale tutta intessuta di contrasti, anche "interni". La storiografia degli ultimi decenni ha enormi meriti, riguardo a Campanella e come tutto questo volume spera di dimostrare: pazienti edizioni di opere, decisive scoperte di inediti, illustrazione puntuale di documenti, precisazione di fonti, rapporti e contesti. Tuttavia, nel dibattito interpretativo, la categoria di "ambiguità", riferita a un personaggio dai tratti comunque "eroici", e al suo pensiero, percepito di problematica "unitarietà", anche per la vastità della produzione, è stata però adoperata forse più del necessario. Essa sembra dare per irresolubili, quando non si sia voluto o non si voglia accordare credito esclusivo a una di esse, come pure è stato fatto, radicali alternative: Campanella machiavellico "libertino" e cospiratore "repubblicano", oppure cattolico medievalizzante, o indisciplinato interprete della Controriforma; "utopista" o "teocratico"; filo-spagnolo o filo-francese, per tattica, o per convinzione; capace comunque di costanti finzioni o dissimulazioni, in un'epoca che peraltro ne faceva uso tanto corrente che spesso le sue non furono credute dai contemporanei, a molti dei quali, pur essi, spesso, inclini o obbligati a doppiezze e auto-censure, prima ancora che ad alcuni storici moderni, egli parve "simulatore", "volubile", "oscuro"..." (Dalla Premessa)