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Il Palazzo Diodati, poi Orsetti, "ha due facciate di eguale importanza, con portoni non centrali, in relazione a un assesto planimetrico che non trova riscontro in altri palazzi lucchesi: due profondi androni coperti a botte si incrociano ad angolo retto. Uno si trasforma in braccio porticato sul cortile decentrato, l'altro continua nel grande vano delle scale monumentali.
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Sono eccezionali per Lucca i due portali scolpiti in pietra - entrambi sormontati dallo stemma Diodati portato da una Sirena e da un Tritone -, che si rifanno con una maturazione cinquecentesca, al portale di Francesco di Giorgio nel cortile del Palazzo di Urbino. Quello con la Sirena su via del Loreto (portone principale) ha sui pilastri trofei d'armi, strumenti musicali, vasi; sul cartiglio retto da una Sfinge il Ridolfi lesse: VENI VIDI VICI. Nel portale del Tritone su via S. Giustina il trofeo d'armi è interrotto dalla presenza di due animali (pantera e toro) ed è sospeso lungo il nastro verticale che percorre il pilastro. Il Silva ha messo in rapporto le figurazioni dei due portali con l'arrivo di Carlo V a Lucca nel 1541. In quell'occasione Michele Diodati allora Anziano della Repubblica, ebbe il compito di ospitare la figlia dell'imperatore; questi ricambiò la cortesia del Diodati tenendone a battesimo il figlio Carlo, che ricevve il battesimo da papa Paolo III; Carlo Diodati divenne poi calvinista e riparò a Ginevra nel 1567. I battenti lignei dei due portali riquadrati da cornici percorse da foglie a squama e da ovoli, sono in stretto rapporto col taglio delle membrature in pietra degli stipiti". Cfr.: Belli Barsali I., "Lucca Guida...", pp. 246-247.