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Adolfo Tommasi : l'anima di un archivio e le verità dell'artista

2014

Abstract

Adolfo Tommasi (Livorno 1851-Firenze, 1933), allievo di Carlo Markò all'Accademia di Belle Arti di Firenze e, nel 1876, già disponibile a un dialogo con Silvestro Lega, si impone sul palcoscenico nazionale, non ancora trentenne, grazie all'opera Dopo la brina, presentata all'Esposizione Nazionale di Torino del 1880, accolta dalle antinomiche recensioni di Enrico Panzacchi e Adriano Cecioni. Data al 1884 il primo riconoscimento ufficiale, ovvero l'acquisto del dipinto Il fischio del vapore, esposto a Torino, da parte della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Vicende ormai storicizzate di un protagonista del rinnovamento linguistico dopo l'epopea della macchia, finché, oggi viene riportata alla luce, grazie alle verità e ai segreti dell'archivio dell'autore, tutta una stagione sommersa quella cioè della produzione primo-novecentesca, caratterizzata dall'uso dei pastelli Raffaelli e dedicata alle ville toscane, dove si coglie l'eco delle arcane invenzioni boeckliniane. Una produzione quest'ultima, come è reso noto da alcuni preziosi documenti dell'archivio, esaltata da Pietro Mascagni che, con riferimento al dipinto Giardino di Villa Bernardini (1921) sostenne che per realizzare simili opere occorreva "il coraggio" richiesto all'epoca per comporre "belle melodie".
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Inventario 3067
Collocazione Mon Tommasi 2014
Note 1 v.